Quando si viaggia a velocità d’uomo niente di peggio del seguire le contingenze della politica! Ci sarebbe stato da intasare di commenti blog e social per ogni singola porcheria delle ultime settimane.
Eravamo al 5 dicembre, quando “il sole è sorto ancora”. Dopo la Brexit e Trump il referendum è stato il terzo voto popolare giocato con assurda leggerezza da chi l’ha voluto. L’algoritmo seguito è stato sempre lo stesso: qualcuno pensa semplicemente di fare prove di forza e di regolare i conti al proprio interno, e gli scoppia tra le mani una bomba dalle conseguenze non previste!
Sventato l’agguato alla Costituzione, si riprende a pedalare. Già solo a far giornalismo come i media mainstream non sembrano più capaci di fare: basta con algoritmi e sondaggi, occorre tornare a fare i cronisti, consumare le scarpe e stare in ascolto!
Nel suo piccolo #2RR continua con il suo lavoro, nel territorio che ha scelto come casa.
A Rivalta un grande standup di @abesibe sui temi della mobilità, del territorio e della lotta #notav pic.twitter.com/16wCWpI2Oj
— Wu Ming Foundation (@Wu_Ming_Foundt) November 6, 2016
Il movimento No Tav è stato il primo grande agente di sparigliamento delle categorie della politica: un lavoro ingrato, che ha diviso famiglie e fatto incrinare certezze! Da quando la chimera nota come “nuova linea Torino-Lione” è entrata nelle nostre vite è stata la catastrofe. Altro che “l’ANPI che vota con Casapaund!1!“! Improvvisamente i tuoi conoscenti e parenti di sinistra si ritrovavano a usare le stesse identiche parole di Coisp e Sap nell’applaudire le bastonate poliziesche su semplici manifestanti, ad appoggiare entusiasticamente appalti in odore di mafia, magari mentre, serissimi, inneggiavano a Peppino Impastato!
Come è stato possibile?
È una delle tante domande che si pone Wu Ming 1 nel suo ultimo libro, Un viaggio che non promettiamo breve. Nientemeno che la storia di 25 anni della nostra vita. 25 anni di lotte. E in 650 pagine si parte per un viaggio di scoperta. Scoperta di una Valle eccezionale e della sua storia, per esempio. Per noi transfughi dalla capitale e valsusini d’adozione, una conferma a qualcosa che sospettavamo da parecchio.
“Perché proprio in Valle di Susa?” si domanda Roberto Ming, e, come qualche anno prima per Point Lenana, inizia l’inchiesta consumando gli scarponi. Sul Rocciamelone, dopodiché è la volta del Seghino, dell’Orsiera… Quanti blasonati giornalisti ed elzeviristi hanno parlato dell’incomprensibile rivolta dei buzzurri montanari “contro un innocente treno” senza avere mai visto la Valle. Viceversa chi l’ha fatto ci è ritornato, ha condiviso i sentieri proibiti, si è respirato i gas. E, spesso, è diventato No Tav!
Come del resto tutti i periti, ingegneri, geologi, climatologi, tecnici che abbiano messo mano al Progetto. Prima si mettono le mani nei capelli, poi salgono in Valle a condividere la protesta. Magari con lo scolapasta sulla testa.
Tutti. Nessuno escluso. Il povero Sì non ha argomenti. Non ha che endorsement puramente umorali, o di sospetta appartenenza. Ma questo i media non possono dirlo. Sono costretti a ripetere a nastro il ritornello sul Progresso ineluttabile, sui montanari sfaccendati e sugli anarco-insurrezionalisti figli di papà. Poi si stupiscono di perdere lettori, audience e credibilità.
Roberto viene dall’Emilia, ed è il primo ad ammettere che l’Emilia ha un problema. Un problema che ha a che fare con l’eredità del fu Gran Partito e soprattutto dei suoi finanziatori, cooperative (mentre scriviamo pronte a quotarsi in borsa) di cemento e tondino che portano già sulla coscienza la devastazione delle falde acquifere del Mugello.
Una devastazione che fu esplorata dal primo viaggio a pedali #2RR nel 2008.
Perciò essere a fianco di Roberto (e del Bardo del Sangone Filippo Sottile) alla presentazione del libro è stato solo naturale.
Dall’organetto affiora Thunder Road perché anche il Boss era partito con il mito delle quattro ruote, che liberano dalle catene di una città di perdenti da cui bisogna scappare. Poi si mise a leggere Howard Zinn e Woody Guthrie e scoprì la ruggine nella carrozzeria di quel Sogno americano.
Pensate se avesse letto Ivan Illich!
I binari tra la ricerca #2RR e le storie e la Storia raccontata in #WM1ViaggioNoTav si intersecano spesso e volentieri, e tra un racconto, una lettura e una canzone si vola tra i generi, letterari e musicali, tra gli anni e tra i km camminati e marciati (o nel caso pedalati).
Roberto è uno storico e gli avvenimenti e le fonti si inanellano implacabili, e l’Oggetto Narrativo Non Identificato accumula pagine dense che lasciano senza fiato.
La Battaglia del Seghino, la liberazione di Venaus, la Libera Repubblica della Maddalena sono leggenda, eppure sono Storia, sono avvenute, hanno lasciato segni indelebili in chi le ha vissute ma non solo: lo si capisce dagli sbocchi di rabbia della procura e delle gazzette del Capoluogo, che non può perdonare tanta improntitudine.
È un punto dolente il Capoluogo, l’ex capitale. In un impensato rovesciamento di prospettiva mentre la Valle è un focolaio di iniziative la Città si scopre provinciale! Da lì partono la più autistica chiusura, le più ottuse violenze contro le domande dalla Valle sull’evidente fallimento di un intero modello di sviluppo. Un Capoluogo dimentico della sua storia operaia e antifascista, sacrificata sull’altare della Grande Opera. Appare come un giusto risarcimento vedere la famigerata bandiera del treno crociato (opportunamente rielaborata da Zerocalcare) nel biancore delle classiche copertine Einaudi.
È la Valle invece ad onorare la sua Storia. Pionieristici movimenti operai, una Resistenza onusta di gloria se non di medaglie… Il meccanismo narrativo appare implacabile: non poteva che andare così! Eppure è realtà!
"Niente commesse militari!" così gli operai Moncenisio. Solo uno dei capitoli di #WM1viaggioNoTav che fanno innamorare della Valsusa #notav pic.twitter.com/Vb7GawauKb
— 2Ruote di Resistenza (@abesibe) November 1, 2016
Asterix e il suo villaggio vengono nominati spesso e tra le pagine aleggia un’illogica allegria da Robin Hood contro lo sceriffo di Nottingham, o Zorro contro il sergente Garcìa. Ci si ritrova a sorridere, a volte a scoppiare a ridere.
Esempi di #Inauditaviolenza dei #notav contro le incolpevoli truppe di occupazione #BlackBloc #WM1viaggioNoTav https://t.co/Ow1jl88QT4
— 2Ruote di Resistenza (@abesibe) November 12, 2016
Eppure non ci sarebbe niente da ridere! Tra le pagine ci sono sangue, pestaggi, calunnie e omertà a norma di legge, due morti e ripetuti tentativi di farne altri, violenza fisica, verbale e mediatica (“Schiacciateli!”, “È solo un Cretinetti!”, “Prende giustamente qualche manganellata e si inventa di essere stata violentata!”…) per tacere di quella giudiziaria.
I certificati medici sono fantasiosi, la galera comminata è verissima! #vialadivisa #WM1viaggioNoTav #operazionehunter https://t.co/MCuTwB67xI
— 2Ruote di Resistenza (@abesibe) December 1, 2016
Una giustizia strana, piuma nei confronti di poliziotti dalle mani pesanti e di ditte a dir poco sospette, ma ferro con donne e uomini, spesso anche di una certa età, rei spesso di essere solo nel luogo sbagliato al momento sbagliato, alla manifestazione che doveva essere punita, con buona pace del principio della responsabilità penale individuale.
Retroscena inquietanti, dal punto di vista investigativo, come già avevano rilevato Luca Rastello e Andrea De Benedetti in Binario morto, ampiamente citato. Talmente inquietanti da evocare un cambio di registro narrativo! Arriva l’Entità!
Immaginabile ma non visibile, come le ombre di Monmouth (ancora New Jersey ma stavolta non è Springsteen: è Lovecraft!), secerne filo-rasoio, divora i castagni e buca la terra.
Ma anche i No Tav non scherzano quanto ad amici sovrannaturali! Ed ecco il folletto Giacu! E che dire di Turi? Il fatto stesso che Turi esista vanifica tutti i tentativi dei troll mercenari di gettare fango sulla lotta.
Da una parte c’è l’illusione di prossimità degli scherani da tastiera, bidimensionale, impotente, dall’altra l’irriducibile realtà di una storia che è già leggenda mentre la stiamo leggendo, e suonando.
Per dirla con un’altra amica di Roberto:
“Il Paese cambia sotto i nostri piedi, ma la fantasia ha gli scarponi.”
E sugli scarponi il fango non si attacca, se si continua a camminare.