Pubblichiamo qui un articolo (che promettiamo breve 😀 ) scritto dopo la bella esperienza artistica a Tortora, condivisa con Biagio Accardi lo scorso 26 dicembre, e originariamente pubblicato sul giornale locale Echi dal Golfo.
Il Ricetto degli Enotri. Un teatro. Il più piccolo del Mediterraneo.
Un laboratorio. Incastrato tra le rocce appena più su del mare che lambisce la costa calabra, quella che si sente lucana, oltre i confini, almeno nella cultura.
Una casa. Accoglienza e cibo, che ha il colore della terra che lo produce.
Immobile tra le rocce, questo minuscolo luogo è un punto di approdo di tanti artisti, tanti Ulisse che viaggiano per terra e per mare, curiosi del mondo e alla ricerca ognuno di se stesso.
É lì che abbiamo conosciuto nell’estate del 2014 Biagio Accardi, il cantastorie che dà voce alla sua terra, Tortora. Sotto il pergolato di limoni profumati, che guardano verso il mare, in quella fortunata estate il suo progetto ViaggioLento, che cammina lungo i sentieri del Pollino in compagnia della sua asina, si è incrociato con due viaggiatori, che da Torino stavano attraversando l’Italia in bicicletta: 2 Ruote di Resistenza (#2RR per chi ama gli hashtag) è il nome che abbiamo dato ad un progetto iniziato con il viaggio lungo lo Stivale e che continua ancora oggi, raccontando quella parte di Italia minore che tenta di rimettere in piedi, non senza fatica, quei valori legati ad una vita dai ritmi più lenti, dove ogni azione è frutto di un lavoro individuale e collettivo, alla riscoperta della forza della comunità e del tempo come valore.
Le nostre strade si sono incrociate di nuovo la sera del 26 dicembre scorso, dove il teatro gestito da Biagio ha ospitato la performance musicale di metà #2RR, Daniele Contardo. Menestrello di origine sabauda, ha radici dovunque, come tutti i cantastorie. Un migrante per scelta, si potrebbe dire oggi.
Protagonista del racconto musicale è stata la Val di Susa, quella stretta valle delle Alpi piemontesi che scende verso il capoluogo Torino e ad un passo dalla Francia, alla quale è legata da anni dal progetto del Treno Alta Velocità, che dovrebbe collegare Torino a Lione. Una linea ad alta velocità, per dirla tutta, c’è già, ed è il TGV francese che collega Milano (e Torino!) a Parigi. Ma i governi italiani che si sono susseguiti tengono in vita ostinatamente un progetto che da anni ha perso ragion d’essere, ma che assicura contributi a fondo perduto ai soliti amici della lobby del cemento e del tondino, come ogni Grande Opera che si rispetti.
Chi avrebbe immaginato che una tale speculazione politico-economica avrebbe dato origine al più durevole e studiato fenomeno di resistenza locale, diventata ben presto globale? Il Movimento No Tav, un “effetto collaterale” che ha da poco spento le sue 25 candeline, oggi è una comunità eterogenea composta di più generazioni, unite dalla lotta alla Grande Opera, che ha fatto rinascere un forte senso di comunità, una eccellente consapevolezza sul valore della cittadinanza attiva politicamente e della componente locale contrapposta alla globalizzazione imperante. L’ultimo libro di Wu Ming 1, Un viaggio che non promettiamo breve – Venticinque anni di lotte No Tav – ne racconta la storia in maniera superba.
#2RR è frutto dell’esperienza nel Movimento No Tav, dove l’alta velocità non è la benvenuta: preferiamo viaggiare sui treni regionali, gustarci l’Italia in seconda classe, come recita un libro di Paolo Rumiz, assaporare discese e passi montani attraversandoli in bicicletta, il mezzo per eccellenza che garantisce la velocità più equa e democratica – come ci ha insegnato Ivan Illich nel suo Energia ed equità – ; o a dorso di mulo, come aveva fatto il Ministro Zanardelli agli inizi del Novecento in Lucania, e come fa Biagio oggi nel suo ViaggioLento.