Finalmente si parte! Anche se i timori sono tanti: ce la faremo? Riusciremo a coinvolgere le persone? E ad organizzare tutte le tappe? Boh. Con questo grande interrogativo, che non avrà risposte se non al ritorno, ci siamo lasciati alle spalle Torino senza versare neanche una lacrima. Brutta sensazione per Nica, appena varcato il portone del palazzo: riuscirà a reggere la bici a pieno carico? Impressionante! Tutto sommato, meglio di quel che pensava, peso bilanciato, perciò a parte qualche tremolio iniziale, tutto fila liscio.
L’avventura è incominciata “giocando in casa”: Bussoleno è una cittadina che ci ha mostrato il suo affetto più volte, e non ci ha smentiti nemmeno in questa. Abbiamo perciò colto l’occasione dell’evento Una montagna di libri contro il Tav, in cui erano coinvolti anche i Cantambanchi, per raggiungere Bussoleno in treno dalla metropoli. Canti, letture e merenda sinoira, come lassù in Val di Susa si chiama l’apericena, ci hanno permesso di partire con l’atmosfera giusta. La Dora in movimento la sera stimola interessanti discorsi con Eugenio sul Tav, sulla mafia a Bardonecchia, su un’Italia che fa fatica a cambiare.
Il mattino dopo partiamo accompagnati dal fragore della Dora e dal verde brillante della Ciclovia Segreta del diacono Martino che da Villar Focchiardo arriva fino a oltre la Sacra di San Michele. Solo scesi in bassa Valle ci accorgiamo che dopo giorni di tempo incerto è arrivata l’afa!
Con più tempo a disposizione, si potrebbe evitare Torino e godersi la ciclovia Corona delle Delizie attraverso Caselette, Pianezza, Druento e la Reggia di Venaria; ma siamo attesi a Trino Vercellese, per cui ci tocca un percorso meno sognante e più urbano: Torino nord, Settimo, Brandizzo, Chivasso. Lì prendiamo il treno per essere puntuali all’appuntamento con la delegazione di VenTo, che propone la realizzazione di una ciclovia lungo il Po da Torino a Venezia. Il valore del progetto, promosso dal Politecnico di Milano, nella persona di Paolo Pileri, dovrebbe ormai essere noto a tutti dopo le presentazioni e la proiezione del documentario di Pino Pace, ma pensiamo valga la pena ribadirlo: l’Italia è ricca di tesori culturali, storici, naturalistici che potrebbero sviluppare un indotto turistico e quindi economico, come già accade nei Paesi del nord Europa,
Per noi l’iniziativa è stata occasione per la presentazione del nostro viaggio ai trinesi, una parte dei quali appena qualche mese fa ci aveva aperto le porte della Partecipanza, ente che gestisce ancora dopo otto secoli il Bosco delle Sorti della Partecipanza, di cui abbiamo già raccontato qui.
Avevamo sentito più volte parlare dell’Isola Ritrovata, circolo Arci di Alessandria dalla fittissima attività culturale e politica. È un nuovo amico sconosciuto, Andrea, a metterci in contatto con Ezio Poli e Mariuccia Nespolo, che ci ospitano sul palco accanto all’amico cantautore Federico Sirianni e dove ci fermiamo anche per la notte.
Interessanti discorsi con loro: uno figlio di un partigiano morto a 29 anni, l’altra pronipote dell’anarchico Felice Orsini. La radice politica infatti non li smentisce!
Non mancano accese discussioni politiche, del resto siamo in una città che sta nel mezzo tra l’incudine dell’Eternit di Casale Monferrato e il martello della paventata linea Tav Terzo Valico.
Tappa successiva è Genova: vogliamo dedicare l’intera giornata dell’8 alla città e agli amici che ci attendono, perciò la raggiungiamo in treno.
E qui si potrebbe aprire un capitolo sulla intermodalità bici-treno in Italia. Da dove cominciare? Scoppiamo a ridere. Stazioni acrobatiche nelle quali il percorso dall’atrio al binario è una gimkana; treni non attrezzati nonostante sulla carta sia previsto il trasporto bici: non ci sono ganci e in compenso tocca salire anche tre gradini per entrare sul treno; caccia al tesoro per la ricerca del vagone autorizzato, che poi non c’è. E sono solo i primi tre giorni di viaggio!
“Genova con i suoi svincoli micidiali” è una città dove l’uso della bici è alquanto proibitivo: l’amico Gianluca e il gruppo Anemmu in bici a Zena si sono assunti il titanico compito di renderla ciclabile. Non è poco, onore e merito a loro.
Per non parlare degli ascensori genovesi: attrezzati per raggiungere i diversi livelli della città, stretti per il trasporto bici, alcuni rimangono chiusi alla domenica. Eh già, perché sarà proibito usare la bici nel weekend.
Nel pomeriggio la visita alla nuova sede del Buridda in via delle grazie 1 ci racconta del fermento tra i ragazzi del centro sociale che stanno dandosi da fare per rimettere a posto la loro sede temporanea, – o almeno così dicono con la speranza di averne assegnata una come la vecchia-, una ex scuola utilizzata fino a circa due anni fa sebbene non fosse a norma di legge.
Discorso bruciante sulla destinazione d’uso degli spazi urbani definita dal nuovo decreto casa: abbiamo lasciato Torino mentre è in corso l’occupazione della Cavallerizza Reale ed è in pieno allestimento il nuovo centro sociale Gabrio; il Buridda di Genova è un altro anello del discorso.
Il viaggio ci dona scoperte a iosa. Una guida ciclistica sapiente, Alessandro, e poi Stefania, appassionata ciclista che ha preso a cuore il nostro appello di ricerca di un alloggio intorno a Deiva Marina per il giorno successivo, e ci riserva una piacevole sorpresa.
Giorno seguente, il 9, destinazione Bonassola, percorso in bici da Genova fino a Sestri Levante, dove prendiamo un tratto di treno.
Panorami mozzafiato, nel senso della bellezza ma anche delle salite, che ci tolgono quasi le forze!
Difficoltà di uscire dal centro urbano in mattinata, una fiumana di pedoni e auto, le bici quasi invisibili.
Nostra prima volta lungo l’Aurelia: traffico, vari paesini che non sembrano molto collegati tra loro; da Recco comincia la salita fino al colle della Ruta. La nostra consolazione è una piazzetta ombrosa proprio sulla punta che ispirò anche Nietzsche per il suo Zarathustra. Da Ruta lunghe e ripide discese fino a S. Margherita Ligure e poi Rapallo (Portofino la visitiamo un’altra volta!); di nuovo salite fino a Chiavari, non così intense come le prime ma altrettanto dure per via delle ore calde.
Da Chiavari pianura e traffico intenso, impossibilità di godere di un panorama, bici costrette a convivere con il traffico, poi una serie di ponti a scorrimento veloce, qualche galleria che ci fa drizzare i peli dalla paura e poi Sestri Levante, da cui raggiungiamo Bonassola. Avevamo parlato di una sorpresa: infatti Stefania ci ha messi in contatto con un amico, che a sua volta ha smosso una persona di fiducia! Dopo una salita da tirare la lingua fuori, veniamo accolti in una casa a picco su un panorama mozzafiato, il mare sembra uno splendore, tanto verde. La rete di contatti si sta allargando, va oltre il gruppo di amici che ci hanno offerto il loro appoggio già prima di partire: un contatto via Facebook o una telefonata bastano ad attivare nuovi punti di riferimento, una nuova sorpresa oltre la curva.
L’ha ribloggato su Anemmu in bici a Zena!e ha commentato:
Resoconto di amici cicloviaggiatori, musicisti e cronisti di una italia che resiste