Il terzo articolo che #2RR ha pubblicato su Italia che cambia tocca un punto nodale del nostro viaggio: le gioie dell’intermodalità, ovvero della convivenza tra i mezzi-cardine della mobilità dolce.
Dopo 1000 km percorsi e sei regioni attraversate si può iniziare a stendere un primo bilancio del viaggio 2 Ruote di Resistenza a partire dal mezzo di trasporto scelto: la bicicletta. L’Italia non è un paese per bici. O almeno non più, o forse, speriamo, non ancora. Vogliamo essere ottimisti nonostante il nostro viaggio ne avrebbe da dire. E allora ne diciamo! Fino ai fatidici anni ’60, epoca della motorizzazione di massa, del trionfo dell’auto privata, la bicicletta scandiva le vite quotidiane della popolazione, accompagnava generazioni di lavoratori. Oggi nel migliore dei casi è vista come un mezzo per poveracci, oppure, paradossalmente, come un lusso, costantemente accompagnato dal mantra: “Andate a lavorare!”
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